giovedì 1 novembre 2007

Considerazioni su "Fratelli" di G. Ungaretti

Mariano il 15 luglio 1916

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli



  • Superfluo ricordare che Ungaretti qui è in guerra, e che sta vivendo tutta l'atrocità della trincea e della Prima Guerra Mondiale

  • In una poesia metricamente libera come quella ungarettiana, la posizione dà evidente enfasi alle parole: osserviamo fratelli, foglie, fragilità, molto in enfasi e legate perché in inizio di verso e tra loro allitteranti (in particolare, e non credo per caso, fratelli e fragilità: sono le uniche parole a costituire verso da sole...)

  • FRATELLI la parola dà il titolo alla poesia e ne è il fulcro, posta com'è sia all'inizio che alla fine.
    Ma è sempre di troppo.
    Se infatti la togliamo dalla fine, non cambia nulla: staccata com'è dal resto, nel suo costituire verso a sé, costituisce un prolungamento del discorso che quasi lascia perplessi, sfumado così vagamente... Se invece la togliamo all'inizio, cosa otteniamo? Una frase normale: due drappelli di soldati s'incontrano e si domandano informazioni l'un l'altro. Ciò che è anormale, se ci figuriamo la situazione, è casomai rivolgersi a soldati apostrofandoli fratelli. In effetti, è poco realistico. Secondo logica, bisognerebbe eliminare "fratelli". La fratellanza è superflua e fuori luogo.
    Al tempo stesso, nel suo essere superflua, esprime un bisogno profondo: chi parla, per dire una cosa così strana, deve non poterne fare a meno, e nel ripeterla alla fine sembra assaporarla...

  • FOGLIA emblema perfetto di precarietà e debolezza: della debolezza della fratellanza, dell'uomo, ma soprattutto del soldato:

    SOLDATI
    Si sta come
    d'autunno
    sugli alberi
    le foglie

    scriveva Ungaretti dopo aver visto cadere in un bosco, sotto un bombardamento tedesco, soldati e alberi insieme: foglie, soldati (fratelli) e fragilità sono una cosa sola; posta tra fratelli e fragilità, foglia riassume entrambi...

  • FRAGILITA' un capolavoro tecnico. E' in enfasi perché in inzio di verso, perché in fortissimo enjambement, ma soprattutto per lo "sfasamento metrico"!
    Se infatti la strofa fosse

    Nell'aria spasimante
    involontaria rivolta
    dell'uomo presente
    alla sua fragilità


    avremmo 4 versi di lunghezza simile (settenario, ottonario, senario, ottonario) e con rima tra vv 1 e 3: molto più regolare. Ungaretti invece allunga il 3°v di 3 sillabe, rendendolo il più lungo e annullandone la rima, poi lascia fragilità isolata al v 4 (come Fratelli...) in enjambement.
    Metricamente, è un cazzotto su un occhio: la fragilità è stridente.

In guerra non ci sono fratelli, si è soli e perciò fragili, inermi di fronte all'orrore. E contro questo grida istintivamente (involontaria rivolta) Ungaretti, in un grido che è tremante e fragile come una foglia, perché disperato e consapevole della propria stranezza.
In guerra si combatte per la vita, alla fin fine ognuno per sé: ma proprio per questo la fratellanza è il bisogno più grande, unico baluardo contro la fragilità e la precarietà umana. Il soldato ha bisogno di chiamare gli altri fratelli...
Questo, secondo me, il messaggio trasmesso da Ungaretti attraverso la posizione di 3 parole...